Settembre senza melanoma 

7 errori da evitare per proteggersi davvero 

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il melanoma cutaneo è uno dei tumori della pelle più aggressivi e in crescita nel mondo. Si stima che circa il 90% dei melanomi sarebbe prevenibile seguendo corretti comportamenti di protezione solare. Eppure, i dati epidemiologici italiani segnalano ancora un aumento di incidenza, specialmente tra i giovani.

Per capire dove sbagliamo, vediamo i 7 errori più comuni e cosa ci dicono gli studi per evitarli. 

1. Pensare di abbronzarsi in sicurezza 

Uno studio pubblicato su Nature Reviews Cancer chiarisce che ogni esposizione ai raggi UV stimola i melanociti a produrre melanina nel tentativo di difendere il DNA cellulare, ma questa protezione è minima. L’abbronzatura è un segno di danno cutaneo. Inoltre, l’esposizione cronica a basse dosi di UV ha effetti cumulativi sul DNA, aumentando il rischio di mutazioni cancerogene.

2. Pensare che la crema solare offra protezione totale 

Le creme solari riducono, ma non eliminano, i rischi. Anche SPF 50 blocca circa il 98% dei raggi UVB, ma nessuna formula garantisce il 100%. Uno studio del Journal of the American Academy of Dermatology ha osservato che chi usa la protezione solare tende a esporsi più a lungo, pensando di essere al sicuro, aumentando invece i rischi complessivi. 

3. Non usare la protezione se si ha la pelle scura o già abbronzata 

Il melanoma acrale lentigginoso colpisce più frequentemente individui con fototipo scuro, localizzandosi su palmi, piante e sotto le unghie. Gli studi mostrano che nelle popolazioni a pelle scura il melanoma viene spesso diagnosticato più tardi, portando a esiti peggiori.

4. Usare creme solari dell’anno precedente 

La FDA raccomanda di non usare prodotti oltre la data di scadenza e, se aperti, di sostituirli ogni 12 mesi. Usare un prodotto scaduto significa avere una protezione imprevedibile: alcuni filtri UV chimici perdono fino al 40% di efficacia dopo un anno in condizioni non ideali di conservazione. 

5. Proteggersi di meno se è nuvoloso o ventilato 

I raggi UV penetrano le nubi leggere e riflettono su superfici come sabbia, acqua e neve. Secondo l’analisi dei dati fino all’80% dei raggi UV passa attraverso le nuvole. Diversi ricercatori hanno dimostrato che i giorni parzialmente nuvolosi possono essere più pericolosi di quelli soleggiati, perché inducono comportamenti meno cauti.

6. Non indossare occhiali da sole protettivi 

Il melanoma colpisce anche gli occhi. L‘American Academy of Ophthalmology avverte che l’esposizione prolungata agli UV può causare melanomi oculari, cataratta e degenerazione maculare.  

7. Credere che le creme doposole riparino i danni al DNA 

Le creme doposole hanno funzione cosmetica e lenitiva, ma non riparano i danni al DNA provocati dagli UV. Uno studio su Photodermatology, Photoimmunology & Photomedicine ha dimostrato che i danni al DNA, come la formazione di dimeri di timina, iniziano subito dopo l’esposizione e possono attivare processi mutageni. Nessuna crema topica può invertire questo processo. 

Conclusione: prevenzione attiva, non passiva 

Il melanoma non è solo un problema estetico o stagionale, è una questione di salute pubblica. I dati ISTAT e Airc mostrano chiaramente che gli italiani, nonostante siano più informati, non sempre sono più prudenti. La prevenzione richiede una consapevolezza quotidiana e l’adozione di comportamenti corretti: evitare l’abbronzatura intenzionale, usare la protezione anche all’ombra e in città, scegliere occhiali di qualità, e soprattutto non affidarsi a falsi miti. Come sottolinea il dermatologo Paolo Ascierto: «Non basta conoscere i rischi, bisogna agire ogni giorno per evitarli». 

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