16 Ottobre, Giornata Mondiale dell’Alimentazione: biodiversità, dignità e la nuova politica che nasce in quartiere
Oggi, anche VeS WEB celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione (World Food Day), un appuntamento cruciale promosso dalla FAO per riflettere sull’insicurezza alimentare e sulla necessità di sistemi agroalimentari più equi e sostenibili. Il tema di quest’anno – “Mano nella mano tra confini, settori e generazioni” – ci invita a guardare oltre la semplice nutrizione. Il cibo non è solo un bene primario, ma il punto di intersezione cruciale di tutte le grandi sfide contemporanee: dal cambiamento climatico alla giustizia sociale, dalla salute alla pace.
Se l’obiettivo generale è sconfiggere l’insicurezza alimentare, il paradosso dei nostri tempi è evidente: miliardi di persone soffrono per eccesso di cibo e cattiva nutrizione (il dramma delle “calorie vuote”), mentre centinaia di milioni combattono la fame. In questo scenario di squilibrio globale, la vera rivoluzione alimentare non sta scendendo dall’alto delle grandi conferenze, ma sta silenziosamente salendo dal basso, dalle nostre città e dalle nostre comunità.

La forza del locale: le città come motore di trasformazione
In un contesto in cui l’inerzia dei grandi organismi internazionali è spesso paralizzante, le politiche alimentari locali stanno diventando il motore della trasformazione globale.
L’iniziativa del Patto di Milano per le politiche alimentari urbane (MUFPP), nata dieci anni fa, è la prova lampante di questo fenomeno. Oggi, con oltre 330 città aderenti e mezzo miliardo di persone coinvolte, le città non vedono più il cibo solo come nutrimento o motore economico, ma come una leva multisettoriale capace di modellare il benessere collettivo e la salute.
L’amministrazione cittadina focalizza l’azione su ambiti concreti:
- Salute Olistica ed Educazione: Miglioramento delle mense scolastiche per educare al gusto, alla stagionalità e alla sostenibilità, investendo sulla salute dei cittadini fin dall’infanzia.
- Sostenibilità Ambientale: Integrazione tra campagna e città attraverso la promozione della filiera corta e l’agricoltura urbana, riducendo l’impronta carbonica del cibo.
- Equità Sociale: Riduzione dello spreco alimentare e riallocazione delle eccedenze verso le fasce più vulnerabili.
Il cibo diventa, così, l’occhiale attraverso cui guardare l’intera società: la cultura, l’educazione civica, la sanità e la politica. L’azione capillare, fatta di cooperazione e scambio, sta superando l’inerzia dei grandi organismi. Il Patto di Milano è il buon auspicio di un futuro in cui la politica del cibo è una realtà a portata di forchetta.
Biodiversità: un atto di resilienza per la salute del pianeta
L’azione locale trova un alleato fondamentale nella difesa della biodiversità. Spesso scambiata per “lamento nostalgico,” è, in realtà, l’atto di modernità più urgente che possiamo compiere per la nostra sicurezza alimentare futura e per la salute del pianeta.
I dati sono allarmanti: a causa dell’omologazione industriale, abbiamo perso circa il 70% della diversità alimentare negli ultimi cento anni. Questa sottrazione non è solo un impoverimento culturale; è una minaccia diretta alla nostra stessa resilienza. Affidarsi a poche varietà rende la catena alimentare vulnerabile a patogeni e shock climatici.
La biodiversità è la polizza assicurativa della natura. È il frutto della “sapienzialità delle persone,” di contadini che hanno selezionato varietà autoctone adattate ai loro specifici microclimi. Come suggerisce Carlo Petrini, tradizione e innovazione non sono in conflitto, ma si nutrono a vicenda.
Quando scegliamo un prodotto autoctono, compiamo un atto politico di resilienza ecologica e culturale. Stiamo dicendo no allo sfruttamento intensivo e sì a un cibo che rispetti gli ecosistemi. Difendere la biodiversità significa difendere la nostra storia, la nostra salute e il nostro futuro.

Povertà alimentare e signità: la crisi in casa nostra
La Giornata Mondiale dell’Alimentazione ci obbliga a guardare anche al dramma sociale in casa nostra, dove la fame non è più quella delle calorie insufficienti, ma quella della qualità negata e della dignità ferita.
Un report recente sul quartiere del Tufello a Roma mette a nudo una realtà crudele: la povertà alimentare moderna è il riflesso di una precarietà più ampia, unita a bassi salari, prezzi alti del cibo e debolezze strutturali del welfare. Non è solo un piatto vuoto, ma una forma di esclusione multidimensionale che colpisce donne, anziani e adolescenti. Essa nega loro:
- Salute: L’accesso a cibo nutritivo, costringendo all’acquisto di prodotti ultra-trasformati, che generano infiammazione e aumentano il rischio di malattie croniche.
- Dignità: Alimentando la solitudine e impedendo la piena partecipazione sociale.
Assistiamo a un cortocircuito etico: se chi ha meno risorse è costretto a nutrirsi male, come possiamo pretendere che sia sano e attivo? Fintanto che la povertà alimentare sarà gestita solo dalla carità – pur lodevole – e non dalla giustizia sociale, il nostro sistema di welfare avrà il sapore amaro dell’ingiustizia. Dobbiamo superare l’atto di tamponare i bisogni e mirare a risolverne la radice. La povertà alimentare è un grido di dignità.
Il Métissage e la triade della cura
Il cibo, nella sua essenza, è un costruttore di ponti. La terza sfida etica è fare del cibo uno strumento di pace e integrazione.
L’identità in cucina nasce dallo scambio, non dalla chiusura. Ogni piatto “tradizionale” è storicamente figlio del meticciato culturale. Condividere un pasto con consapevolezza è l’atto di pace quotidiano per eccellenza.
Tuttavia, il cibo è stato anche trasformato in arma di guerra. La provocazione etica è chiara: basterebbe che i sette paesi più potenti riducessero di una minima percentuale la loro spesa militare per risolvere la tragedia della fame in molti contesti.
La conclusione spirituale e pratica di questa Giornata Mondiale dell’Alimentazione si riduce alla Triade della Cura:
- Cura della Terra (attraverso la biodiversità e la sostenibilità).
- Cura del Corpo (attraverso l’accesso a cibo sano, un diritto inalienabile).
- Cura del Prossimo (attraverso la giustizia sociale e la solidarietà, specialmente nei quartieri vulnerabili).
Quando le reti solidali si attivano, compiono l’atto politico ed esistenziale più alto: riconoscono e curano l’anima ferita di chi è precario. Non basta riempire i piatti; dobbiamo riempire il vuoto lasciato dalla solitudine e dall’ingiustizia.
Il cibo non è solo carburante; è il manifesto della nostra umanità: scegliendo giustizia e cura per il piatto, scegliamo di nutrire l’anima del prossimo e la democrazia. Onoriamo oggi, 16 ottobre, questo principio, agendo a partire dalla nostra tavola e dalla nostra città.