La nutrizione al centro del sistema immunitario  

Quante volte hai sentito dire la fatidica frase “sei ciò che mangi”?  

Oggi, la scienza dimostra che questa affermazione non riguarda solo noi in quanto individui, ma si applica anche alle nostre cellule. Uno studio rivoluzionario condotto dai ricercatori del Salk Institute ha rivelato come i nutrienti che alimentano le cellule T, i guerrieri del nostro sistema immunitario, possano determinarne l’identità e la funzione.  

Questi risultati potrebbero trasformare la nostra comprensione della nutrizione cellulare e il suo impatto su malattie croniche come il cancro, l’HIV e le malattie autoimmuni. 

Le cellule T: sentinelle del sistema immunitario 

Le cellule T sono un tipo speciale di globuli bianchi che proteggono il nostro corpo da infezioni e tumori. In situazioni normali, queste cellule, chiamate anche linfociti T, agiscono come “effettrici”, combattendo patogeni e cellule cancerogene. Tuttavia, quando le infezioni o i tumori persistono per lungo tempo, le cellule T possono diventare esauste, perdendo la capacità di svolgere il loro compito difensivo. 

Uno degli aspetti più affascinanti del nuovo studio è l’evidenza che i cambiamenti nei nutrienti utilizzati dalle cellule T possano influenzare questa trasformazione da cellule attive a cellule esauste. In altre parole, ciò che “mangiano” le cellule T può determinare se continuano a combattere o se si arrendono

Due tipi di carburante: acetato e citrato 

Lo studio del Salk Institute ha individuato due molecole chiave, l’acetato e il citrato, che le cellule T utilizzano per produrre una sostanza fondamentale chiamata acetil-CoA. Questa molecola è essenziale per la produzione di energia e per la regolazione epigenetica, ovvero il processo che controlla quali geni vengono attivati o disattivati. 

Le cellule T effettrici, che restano attive, tendono a produrre acetil-CoA utilizzando l’acetato attraverso un enzima chiamato ACSS2. Al contrario, le cellule esauste preferiscono il citrato, trasformandolo in acetil-CoA grazie a un altro enzima, ACLY. Questa differenza nei “gusti” metabolici non è casuale: determina dove l’acetil-CoA viene utilizzato nel nucleo della cellula, influenzando quali geni si attivano e, di conseguenza, l’identità della cellula. 

Nutrizione e identità cellulare 

Ma come avviene esattamente questo cambiamento? Gli scienziati hanno scoperto che l’acetil-CoA derivato dall’acetato tende ad attivare geni che mantengono le cellule T in uno stato attivo ed efficace. Al contrario, l’acetil-CoA prodotto dal citrato attiva geni associati all’esaurimento cellulare. È come se il tipo di carburante utilizzato determinasse l’umore della cellula: energica e combattiva o stanca e passiva

Per testare questa ipotesi, i ricercatori hanno eliminato geneticamente gli enzimi ACSS2 e ACLY dalle cellule T. Hanno scoperto che la perdita di ACSS2 riduceva drasticamente la capacità delle cellule di combattere, mentre la perdita di ACLY le rendeva più resistenti contro i tumori. 

Questo risultato suggerisce che sostenere l’attività di ACSS2 potrebbe mantenere le cellule T “in forma”, mentre ridurre l’attività di ACLY potrebbe impedire che diventino esauste. 

Implicazioni per le terapie e la nutrizione 

Questa scoperta non è solo una curiosità scientifica: potrebbe rivoluzionare il modo in cui affrontiamo le malattie croniche. Se i medici riuscissero a manipolare il metabolismo delle cellule T, potrebbero migliorarne l’efficacia nel combattere tumori o infezioni croniche come l’HIV. 

Come spiega la Prof. Susan Kaech, autore senior dello studio,  

«abbiamo dimostrato che il tipo di nutrienti utilizzati dalle cellule influisce direttamente sulla loro funzione e identità. Questo apre nuove strade per sviluppare terapie che aiutino le cellule T a rimanere attive più a lungo». 

Oltre il sistema immunitario 

Anche se lo studio si concentra sulle cellule T, i risultati potrebbero avere implicazioni per molte altre cellule del corpo. Il metabolismo cellulare è un processo universale, e ciò che i ricercatori hanno scoperto potrebbe valere anche per cellule di altri organi e tessuti

Inoltre, lo studio offre un nuovo livello di comprensione del legame tra alimentazione e salute. Non si tratta solo di scegliere cibi sani per il nostro corpo nel complesso, ma anche di nutrire le nostre cellule nel modo più efficace possibile. 

Cosa possiamo fare subito? 

Sebbene la ricerca sia ancora agli inizi, possiamo già trarre alcune lezioni pratiche: 

  1. Seguire una dieta equilibrata: Una varietà di alimenti ricchi di nutrienti (frutta, verdura, proteine magre e cereali integrali) può fornire alle nostre cellule il “carburante” di cui hanno bisogno per funzionare al meglio. 
  1. Evitare eccessi: Diete troppo ricche di grassi saturi e zuccheri raffinati potrebbero interferire con il metabolismo cellulare, riducendo l’efficacia del sistema immunitario. 
  1. Idratarsi: L’acqua è fondamentale per tutti i processi metabolici e aiuta a mantenere le cellule sane. 

Verso un futuro di terapie personalizzate 

Il legame tra nutrizione e funzione delle cellule T è un esempio di come la ricerca scientifica possa aprire nuove prospettive per la salute umana. In un futuro non troppo lontano, potremmo vedere terapie personalizzate che combinano farmaci con interventi nutrizionali, ottimizzando il sistema immunitario per combattere malattie croniche e tumori. 

Fino ad allora, scegliere consapevolmente ciò che mettiamo nel piatto è il primo passo per sostenere non solo la nostra salute generale, ma anche quella delle cellule che lavorano incessantemente per proteggerci. 

Conclusione 

Questa scoperta dimostra che il detto “sei ciò che mangi” ha una base scientifica sorprendente. Le scelte nutrizionali non solo influenzano il nostro benessere, ma determinano il destino delle nostre cellule, modellandone l’identità e la funzione. La ricerca prosegue, ma una cosa è certa: nutrire correttamente il nostro sistema immunitario è fondamentale per vivere in salute. 

Fonte:  Salk News - Your immune cells are what they eat.

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