Con l’autunno alle porte, torna anche la domanda che molti si pongono ogni anno: quando conviene vaccinarsi contro l’influenza? La risposta, spiegano gli esperti, dipende non solo dall’età e dalle condizioni di salute, ma anche dal luogo in cui si vive.
Ottobre o novembre? Questione di latitudine
Il vaccino antinfluenzale richiede circa due settimane per stimolare la produzione di anticorpi e garantire una protezione efficace. Per questo, è importante scegliere il momento giusto:
- Nord Italia: meglio non aspettare troppo. Temperature più basse e vita al chiuso favoriscono la circolazione dei virus già in autunno; quindi, viene raccomandata la vaccinazione tra ottobre e inizio novembre.
- Centro-Sud: qui il clima mite e la vita più all’aperto permettono di attendere un po’. Vaccinarsi a novembre può aiutare a mantenere un livello di protezione elevato anche nei mesi più tardivi della stagione, fino a marzo-aprile.
Come spiega la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, non si tratta di un “on/off”: l’immunità non scompare di colpo, ma decresce progressivamente dopo i 5–6 mesi dalla somministrazione.
Chi deve vaccinarsi per primo
Le linee guida internazionali e quelle del Ministero della Salute indicano alcune categorie prioritarie:
- Over 65: sono i più esposti alle complicanze respiratorie e cardiovascolari.
- Bambini tra 6 mesi e 6 anni: oltre a proteggere i piccoli, la vaccinazione riduce la diffusione nelle famiglie e nelle scuole.
- Persone con malattie croniche (diabete, BPCO, cardiopatie, immunodepressione): l’influenza può aggravare le loro condizioni.
- Operatori sanitari e caregiver: per proteggere se stessi e i pazienti fragili.
L’OMS e il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) ribadiscono che vaccinare questi gruppi è la misura più efficace per ridurre ospedalizzazioni e decessi correlati all’influenza (WHO, 2024).
Coperture vaccinali: luci e ombre
La scorsa stagione, in Italia, solo il 52,5% degli over 65 si è vaccinato, ben al di sotto dell’obiettivo minimo del 75% fissato dall’OMS. Tra gli adulti tra 18 e 64 anni, i tassi restano bassissimi (tra il 4 e il 12%).
Un dato incoraggiante arriva invece dai bambini: nelle fasce 5–8 anni le coperture sono cresciute, con picchi oltre il 70% in alcune regioni come la Provincia Autonoma di Trento. Segno che le campagne mirate possono funzionare.

Meglio tardi che mai
Anche chi non riesce a vaccinarsi nei primi mesi non dovrebbe rinunciare: “anche a dicembre, gennaio o febbraio vale la pena vaccinarsi”, ricordano i medici. Non solo si riduce il rischio di ammalarsi, ma si prevengono anche possibili complicanze cardiovascolari e si contribuisce a limitare la diffusione del virus nella comunità.
Studi recenti hanno mostrato, ad esempio, che il vaccino antinfluenzale ad alto dosaggio può ridurre il rischio di eventi cardiaci nei pazienti anziani fragili (Lancet Respiratory Medicine, 2022).
Perché vaccinarsi conviene
L’influenza non è solo “una febbre di stagione”: può comportare giorni di malessere, costi economici (assenze dal lavoro, terapie sintomatiche) e, nei più fragili, complicanze anche gravi.
Come ricorda l’OMS, il vaccino antinfluenzale è la forma più sicura ed efficace di prevenzione. Vaccinarsi significa non solo proteggere sé stessi, ma anche tutelare chi ci sta intorno.
Fonti principali:
- Ministero della Salute, Campagna vaccinale antinfluenzale 2025–2026
- OMS, Seasonal influenza factsheet (2024)
- ECDC, Influenza vaccination coverage in Europe (2024)
- DiazGranados CA et al., Efficacy of high-dose influenza vaccine in older adults (NEJM, 2014)
- Lancet Respiratory Medicine (2022): influenza vaccination and cardiovascular outcomes