Per la prima volta nella storia recente, l’obesità ha superato il sottopeso come forma più comune di malnutrizione tra i bambini e gli adolescenti. Secondo il rapporto Feeding Profit: How Food Environments are Failing Children pubblicato dall’UNICEF nel 2025, oggi un bambino su dieci tra i 5 e i 19 anni vive con obesità: parliamo di circa 188 milioni di ragazzi nel mondo.
Si tratta di un cambiamento epocale che ridefinisce il concetto stesso di malnutrizione: non più solo scarsità di cibo, ma anche e soprattutto eccesso — spesso di alimenti poveri di nutrienti ma ricchi di zuccheri, grassi e sale.
La mappa dell’obesità infantile
La prevalenza varia notevolmente a seconda delle regioni:
- Nei piccoli stati insulari del Pacifico i tassi raggiungono record mondiali, con oltre un terzo dei giovani colpiti.
- Nei paesi ad alto reddito, come Cile (27%), Stati Uniti (21%) ed Emirati Arabi Uniti (21%), l’obesità infantile resta un’emergenza sanitaria.
- Solo in Africa subsahariana e Asia meridionale il sottopeso è ancora più diffuso dell’obesità, riflettendo il cosiddetto doppio fardello della malnutrizione: scarsità e abbondanza convivono negli stessi contesti.
In Italia la fotografia è più sfumata: la quota di ragazzi in sovrappeso è scesa dal 32% del 2000 al 27% nel 2022. Tuttavia, la percentuale con obesità è rimasta stabile al 10%, mentre i bambini sottopeso sono raddoppiati (dal 1% al 2%).
Più che scelte personali, ambienti che influenzano
L’UNICEF sottolinea che non si tratta solo di “scelte sbagliate”: i bambini crescono in ambienti alimentari sfavorevoli.
- Gli alimenti ultra-processati — bevande zuccherate, snack confezionati, fast food — sono economici, accessibili e fortemente pubblicizzati.
- Le campagne di marketing raggiungono i più giovani anche nei contesti digitali: in un sondaggio globale UNICEF su 64.000 adolescenti, 3 su 4 dichiaravano di aver visto pubblicità di junk food nella settimana precedente.
Diversi studi confermano che un’alimentazione ricca di UPF (ultra-processed foods) è associata a un rischio più alto di obesità, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari in età adulta (BMJ, 2023; Lancet Public Health, 2024).
Conseguenze a lungo termine
L’obesità infantile non è un problema passeggero. I bambini che vivono con eccesso di peso hanno maggiori probabilità di:
- sviluppare insulino-resistenza e ipertensione già in giovane età,
- affrontare da adulti un rischio più elevato di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e alcuni tumori,
- sperimentare conseguenze anche sul benessere psicologico, tra cui bassa autostima e disturbi dell’umore.
Il costo sociale è enorme: l’UNICEF stima che entro il 2035 l’impatto economico globale dell’obesità e del sovrappeso supererà i 4.000 miliardi di dollari all’anno.

Strategie e politiche efficaci
Alcuni governi hanno già introdotto misure coraggiose. In Messico, ad esempio, sono stati vietati nelle scuole cibi e bevande ad alto contenuto di zuccheri, grassi e sale, con benefici immediati per oltre 34 milioni di studenti.
Le azioni raccomandate dall’UNICEF comprendono:
- Etichettature chiare sugli alimenti e restrizioni al marketing rivolto ai minori;
- Tassazione delle bevande zuccherate e incentivi per alimenti sani;
- Scuole come spazi protetti, liberi da junk food;
- Programmi di protezione sociale per migliorare l’accesso delle famiglie vulnerabili a diete nutrienti.
Un’urgenza globale
«Quando parliamo di malnutrizione non ci riferiamo più solo a chi è troppo magro», ha ricordato Catherine Russell, Direttrice Generale dell’UNICEF. «Oggi l’obesità rappresenta una minaccia crescente per lo sviluppo sano dei bambini».
Garantire ai più piccoli cibi nutrienti e accessibili non è solo una questione sanitaria, ma un investimento nel futuro delle società.

Fonti principali:
- UNICEF, Feeding Profit: How Food Environments are Failing Children (2025)
- WHO, Report on ending childhood obesity
- Monteiro CA et al., Ultra-processed foods: what they are and how to identify them (Public Health Nutrition, 2019)
- Chen X et al., Ultra-processed food consumption and health outcomes (BMJ, 2023)





