Ridurre le calorie può farci vivere più a lungo?

Vediamo cosa dice la Scienza 

La relazione tra restrizione calorica e longevità è un tema che affascina studiosi e appassionati di salute da decenni.  

Mangiare meno può davvero farci vivere più a lungo? 

Questo interrogativo è al centro di numerosi studi scientifici, tra cui una recente ricerca pubblicata su Nature, che ha messo alla prova diverse forme di restrizione calorica su un vasto campione di topi geneticamente eterogenei. I risultati, benché complessi e talvolta inaspettati, offrono una prospettiva più chiara su cosa significhi adottare una dieta che possa migliorare la qualità della vita e, forse, allungarla. 

Restrizione calorica: una promessa scientifica? 

La restrizione calorica consiste nel ridurre l’apporto energetico giornaliero senza causare malnutrizione. Negli ultimi decenni, numerosi studi su modelli animali – dai lieviti ai primati – hanno mostrato che ridurre le calorie può estendere la durata della vita e ritardare l’insorgenza di malattie legate all’invecchiamento. Tuttavia, applicare queste conclusioni agli esseri umani è complicato, poiché richiederebbe studi a lunghissimo termine e l’analisi di una moltitudine di variabili. 

Per superare queste limitazioni, ricercatori di San Francisco, Philadelphia e Boston hanno ideato uno studio innovativo che ha coinvolto 960 topi, ciascuno assegnato a uno dei seguenti regimi alimentari: 

  1. Digiuno completo per un giorno alla settimana. 
  2. Digiuno per due giorni consecutivi alla settimana. 
  3. Restrizione calorica del 20%. 
  4. Restrizione calorica del 40%. 
  5. Alimentazione senza restrizioni (gruppo di controllo). 

          Gli animali avevano profili genetici diversi per rappresentare la varietà genetica umana e comprendere come la risposta alla restrizione calorica possa variare tra gli individui. 

          Cosa abbiamo imparato dai topi 

          I risultati dello studio sono stati illuminanti. Primo, qualunque forma di restrizione calorica ha mostrato effetti positivi sul metabolismo: i livelli di glicemia a digiuno si sono normalizzati, la funzione respiratoria è migliorata e l’efficienza energetica è aumentata. Questi benefici, tuttavia, non si sono tradotti automaticamente in una maggiore longevità. 

          Peso e longevità: un equilibrio delicato 

          I topi che hanno perso troppo peso a causa della dieta sono morti prima rispetto a quelli che hanno mantenuto un peso stabile o che hanno subito solo un modesto calo ponderale. Questo fenomeno è attribuibile a diversi fattori: 

          • Stress immunitario: riduzioni caloriche drastiche compromettono la funzione dei globuli rossi e del sistema immunitario, aumentando la vulnerabilità a infezioni e altre malattie. 
          • Stress da fame: l’organismo, sottoposto a una restrizione troppo severa, attiva risposte di stress che possono danneggiare a lungo termine. 

          Restrizione calorica o digiuno intermittente? 

          Uno degli aspetti più interessanti dello studio è il fatto che non sia emersa alcuna differenza significativa tra i vari metodi di restrizione calorica e il digiuno intermittente. Le diete basate sul digiuno – come il metodo 16/8 o il 5/2 – non hanno mostrato un vantaggio evidente rispetto a una semplice riduzione calorica costante. Questo mette in discussione l’idea, spesso propagandata, che il digiuno intermittente sia una sorta di “formula magica” per la longevità. 

          Il ruolo dei geni 

          Una delle scoperte più rilevanti è che l’efficacia della restrizione calorica dipende in gran parte dal patrimonio genetico. Non tutti gli individui rispondono allo stesso modo a una riduzione dell’apporto calorico. Alcuni topi hanno mostrato miglioramenti significativi nella longevità, mentre altri non ne hanno tratto alcun beneficio. Questo suggerisce che i benefici della restrizione calorica potrebbero essere legati a specifiche predisposizioni genetiche. 

          Il concetto chiave emerso è quello di physiological resilience, ovvero la capacità dell’organismo di mantenere la stabilità fisiologica nonostante le sfide poste dalla dieta. I topi con una maggiore resilienza fisiologica hanno beneficiato maggiormente della restrizione calorica, mostrando una migliore funzione immunitaria e una maggiore integrità delle popolazioni cellulari. 

          Stress cellulare e longevità 

          Un altro aspetto cruciale riguarda lo stress cellulare. La restrizione calorica provoca un moderato stress nelle cellule, stimolandole a rimuovere componenti danneggiati e proteine mal ripiegate attraverso un processo chiamato autofagia. Questo meccanismo contribuisce a mantenere le cellule in salute e può ritardare l’insorgenza di malattie legate all’invecchiamento. 

          Tuttavia, non tutti gli organismi sono ugualmente attrezzati per beneficiare di questo stress. I topi con una predisposizione genetica favorevole hanno mostrato una maggiore capacità di adattarsi e trarre vantaggio dalla restrizione calorica. Questo sottolinea ancora una volta che la genetica gioca un ruolo fondamentale nel determinare gli effetti di una dieta sulla longevità. 

          Dieta personalizzata: il futuro della nutrizione 

          Una delle conclusioni più importanti dello studio è che non esiste una dieta universale adatta a tutti. Ciò che funziona per una persona potrebbe non funzionare per un’altra, e un approccio “su misura” potrebbe essere la chiave per massimizzare i benefici della restrizione calorica. 

          Questo apre la strada a una nuova era della nutrizione, in cui le diete saranno progettate tenendo conto delle caratteristiche genetiche e metaboliche individuali. Test genetici e analisi metaboliche potrebbero diventare strumenti standard per sviluppare regimi alimentari personalizzati, migliorando sia la salute che la longevità. 

          Oltre le calorie: l’importanza dello stile di vita 

          È importante ricordare che la longevità non dipende solo dalla dieta. Fattori come l’attività fisica, la qualità del sonno, la gestione dello stress e il supporto sociale giocano un ruolo altrettanto cruciale. La restrizione calorica può essere uno strumento utile, ma deve essere parte di un approccio olistico al benessere. 

          Ad esempio, è stato dimostrato che l’esercizio fisico regolare migliora la salute cardiovascolare, rafforza il sistema immunitario e promuove la plasticità cerebrale, tutti fattori associati a una vita più lunga e sana. Allo stesso modo, una dieta equilibrata, ricca di nutrienti essenziali, può supportare le funzioni corporee e ridurre il rischio di malattie croniche. 

          Conclusioni 

          Lo studio pubblicato su Nature rappresenta un passo importante nella comprensione del rapporto tra restrizione calorica e longevità. Sebbene mangiare meno possa migliorare il metabolismo e favorire la salute, i benefici in termini di longevità dipendono da fattori complessi, tra cui la genetica e la capacità dell’organismo di adattarsi allo stress cellulare. 

          La lezione principale è che non esiste una soluzione unica per tutti. La chiave è trovare un equilibrio tra una dieta ragionevole, che eviti carenze nutrizionali e perdita eccessiva di peso, e uno stile di vita sano che promuova il benessere generale. 

          In definitiva, ridurre le calorie potrebbe non essere la risposta definitiva per vivere più a lungo, ma rappresenta un tassello importante di un puzzle più ampio che include genetica, nutrizione e stile di vita. Il futuro della scienza della longevità risiede nell’integrazione di questi fattori per creare strategie personalizzate e sostenibili per migliorare la qualità e la durata della vita. 

          Fonte: Dietary restriction impacts health and lifespan of genetically diverse mice, Nature 2024.

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