La chiave nascosta contro l’obesità 

Nuove scoperte tra genetica, epigenetica e trattamenti innovativi 

L’obesità è una delle principali sfide di salute pubblica del nostro tempo, con oltre 650 milioni di adulti obesi a livello globale e una crescente incidenza anche tra i giovani. Questo fenomeno non è solo una questione estetica: è in ballo un aumento del rischio di malattie croniche come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro. 

In Svizzera, secondo i dati della Swiss Obesity Alliance, il tasso di obesità è raddoppiato tra il 1992 e il 2017, raggiungendo il 12% degli uomini e il 10% delle donne. Le previsioni dell’OMS stimano che, senza interventi adeguati, questa proporzione salirà al 16% entro il 2030.

Nonostante l’OMS riconosca l’obesità come una malattia dal 1997, in Svizzera, per esempio, è ancora considerata solo come un fattore di rischio. La Swiss Obesity Alliance chiede un cambio di paradigma per combattere questa condizione in modo più efficace e per ridurre lo stigma sociale che circonda le persone coinvolte. 

A complicare ulteriormente il quadro è una scoperta recente: le cellule adipose hanno una “memoria” dell’obesità, che rende difficile mantenere il peso perso. Tuttavia, la ricerca sta anche aprendo nuove strade, come l’identificazione di una proteina, IGFBP2, che potrebbe rivoluzionare il trattamento dell’obesità. 

L’Obesità e la memoria delle cellule adipose 

Un aspetto chiave emerso negli ultimi anni è che il tessuto adiposo non dimentica facilmente l’obesità. Uno studio pubblicato su Nature ha rivelato che essa provoca cambiamenti duraturi nell’epigenoma delle cellule adipose, un insieme di tag chimici che regolano l’attività genica. Questi cambiamenti, anche dopo una significativa perdita di peso, possono compromettere la funzione delle cellule adipose e facilitare il recupero dei chili faticosamente persi. 

Gli scienziati hanno osservato che: 

  • I geni attivati durante l’obesità aumentano l’infiammazione e la fibrosi, ostacolando il funzionamento normale delle cellule adipose. 
  • I geni disattivati, invece, sono quelli che supportano la capacità delle cellule di immagazzinare e metabolizzare correttamente grassi e zuccheri. 

Nei topi, anche dopo mesi di magrezza, le cellule adipose conservavano questa “memoria” dell’obesità. Queste cellule si dimostravano più inclini a immagazzinare zuccheri e grassi, contribuendo a un rapido recupero del peso in presenza di una dieta ipercalorica. 

Conseguenze legate alla perdita di peso 

La memoria epigenetica potrebbe spiegare perché molte persone lottano per mantenere il peso. Secondo Ferdinand von Meyenn, coautore dello studio, prevenire l’obesità è essenziale, poiché tornare a un peso sano richiede “enormi sforzi ed energie”. Inoltre, queste scoperte possono aiutare a ridurre lo stigma sociale: se il corpo ricorda l’obesità, non è solo una questione di forza di volontà. 

La Proteina IGFBP2: una nuova speranza 

Parallelamente alla ricerca sull’epigenoma, uno studio condotto in Svizzera ha individuato una proteina, IGFBP2, prodotta dal tessuto adiposo omentale, che potrebbe rappresentare una svolta nel trattamento dell’obesità. Questo tessuto, situato nella cavità addominale, si distingue per le sue proprietà metaboliche e la sua capacità di regolare la formazione di nuove cellule adipose. 

La proteina IGFBP2 agisce come un freno naturale, inibendo la differenziazione delle cellule precursori in adipociti maturi. Limitare la formazione di nuove cellule adipose significa ridurre la capacità del corpo di accumulare grasso, aprendo nuove prospettive terapeutiche. 

Meccanismo d’azione 

La IGFBP2 svolge il suo ruolo attraverso un’interazione complessa con i fattori di crescita insulino-simili (IGF), che promuovono la formazione di nuove cellule adipose. In presenza di IGFBP2, questi processi vengono inibiti, mantenendo il numero di adipociti sotto controllo. 

Implicazioni Cliniche 

Nuovi Trattamenti Farmacologici 

Le scoperte relative a IGFBP2 e ai cambiamenti epigenetici potrebbero tradursi in trattamenti più efficaci per l’obesità. Alcune possibilità includono: 

  • Stimolatori di IGFBP2: Farmaci che aumentano la produzione di questa proteina nei tessuti adiposi. 
  • Terapie epigenetiche: Interventi mirati a ripristinare il profilo genetico originale delle cellule adipose. 

Prevenzione dell’Obesità 

Se la memoria epigenetica rende difficile perdere peso, queste terapie potrebbero aiutare a prevenire il recupero del peso perso. Inoltre, individuare precocemente i soggetti a rischio permetterebbe interventi preventivi più mirati. 

Sfide e prospettive future 

Sebbene le scoperte siano promettenti, ci sono ancora molte sfide da affrontare: 

  1. Comprensione completa dell’Epigenoma: È necessario identificare quali cambiamenti epigenetici sono davvero responsabili della memoria dell’obesità. 
  1. Traduzione clinica: Passare dalla ricerca di base alla creazione di farmaci sicuri ed efficaci richiede tempo e risorse. 
  1. Personalizzazione delle terapie: Ogni individuo ha un profilo epigenetico unico che potrebbe influenzare la risposta al trattamento. 

Una visione a lungo termine 

La prevenzione rimane il pilastro centrale nella lotta contro l’obesità. Come sottolineato dalla Swiss Obesity Alliance, un approccio olistico che includa interventi politici, educazione e riduzione dello stigma è essenziale per affrontare la complessità di questa condizione. 

Conclusione 

L’obesità è una condizione multifattoriale, influenzata da genetica, epigenetica e ambiente. Le nuove scoperte sulla memoria delle cellule adipose e sulla proteina IGFBP2 aprono prospettive senza precedenti per il trattamento e la prevenzione di questa epidemia globale. 

Tuttavia, è chiaro che la perdita di peso non è solo una questione di forza di volontà. È necessaria una maggiore comprensione scientifica e un supporto a lungo termine per chi cerca di dimagrire. Con le giuste risorse e strategie, possiamo sperare in un futuro in cui l’obesità sia non solo meglio compresa, ma anche più gestibile per chi ne soffre. 

Altre fonti:  

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