A livello globale, lo spreco alimentare ha raggiunto proporzioni allarmanti: ogni giorno, circa un miliardo di pasti viene gettato, una quantità che potrebbe sfamare le 783 milioni di persone che attualmente soffrono la fame. In altre parole, eliminando lo spreco alimentare, potremmo teoricamente sconfiggere la fame nel mondo.
Fonte: lifegate.it
Secondo l’ultimo Food Waste Index Report dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), nel 2022 sono state sprecate 1,05 miliardi di tonnellate di cibo, pari al 19% del totale disponibile per i consumatori. Di questo spreco, il 60% avviene a livello domestico, il 28% nella ristorazione e il 12% nella vendita al dettaglio.
Fonte: alimentiesalute.emilia-romagna.it
In Italia, la situazione non è più rosea. Nel 2024, lo spreco alimentare domestico è aumentato dell’8,05% rispetto all’anno precedente, con ogni italiano che butta via in media 81 grammi di cibo al giorno, per un totale di circa 566,3 grammi a settimana. Il tutto si traduce in una perdita annuale di 290 euro per famiglia e 126 euro pro capite.
Fonte: ansa.it
Le conseguenze dello spreco alimentare non sono solo sociali ed economiche, ma anche ambientali. Il cibo sprecato diventa rifiuto, e la sua decomposizione produce gas serra. Si stima che lo spreco alimentare sia responsabile fino al 10% delle emissioni globali annue di gas serra, quasi cinque volte quelle generate dal settore dell’aviazione.
Fonte: ilbolive.unipd.it
È facile attribuire la colpa esclusivamente alla ristorazione e ai negozi di alimentari, ma la realtà è diversa: più della metà dello spreco alimentare avviene nelle nostre case. In Italia, ogni cittadino spreca in media 35,5 kg di cibo all’anno, principalmente frutta, verdura e pane fresco.
Fonte: lifegate.it
“Dimezzare lo spreco alimentare” è uno dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite mira a raggiungere entro il 2030. Tuttavia, nonostante gli sforzi, siamo ancora lontani dal traguardo. L’aumento dello spreco alimentare, unito all’inflazione, ha portato molte persone a orientarsi verso cibi più economici e di qualità inferiore, che tendono a deteriorarsi più rapidamente, finendo per essere buttati. Questo comportamento ha ripercussioni negative sulla salute, sul portafoglio e sull’ambiente.
Restituire valore al cibo è un dovere di tutti: produttori, venditori e consumatori. Significa prestare maggiore attenzione a ciò che si produce e a come si produce, a ciò che si acquista e a come si conserva, adottando comportamenti responsabili in cucina. Piccoli gesti quotidiani possono promuovere un grande cambiamento. Sprecare cibo non è più un’opzione sostenibile.

Primo: Non sprecare, il comandamento per la sostenibilità
Lo spreco alimentare rappresenta una delle sfide più urgenti del nostro tempo. A livello globale, si stima che ogni giorno vengano gettati circa un miliardo di pasti, una quantità sufficiente a sfamare le 783 milioni di persone che attualmente soffrono la fame. Eliminare lo spreco alimentare non è solo una questione di etica e giustizia sociale, ma anche un obiettivo strategico per garantire la sostenibilità del pianeta.
Un problema di dimensioni globali
Secondo il Food Waste Index Report dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), nel 2022 sono state sprecate 1,05 miliardi di tonnellate di cibo, pari al 19% del totale disponibile per i consumatori. Di questa enorme quantità, il 60% avviene a livello domestico, il 28% nella ristorazione e il 12% nella vendita al dettaglio.
Ciò significa che la maggior parte dello spreco avviene nelle case dei consumatori, dove il cibo viene acquistato in eccesso, conservato in modo inadeguato o semplicemente dimenticato fino a diventare inutilizzabile. Nei ristoranti e nei supermercati, invece, gli sprechi derivano principalmente da normative rigide sulla sicurezza alimentare, date di scadenza conservative e standard estetici che portano a scartare prodotti perfettamente commestibili.
La situazione in Italia
Anche in Italia il fenomeno dello spreco alimentare è allarmante. Nel 2024, lo spreco domestico è aumentato dell’8,05% rispetto all’anno precedente. Ogni italiano butta via in media 81 grammi di cibo al giorno, pari a 566,3 grammi a settimana. A livello economico, questa perdita si traduce in un costo annuale di circa 290 euro per famiglia e 126 euro pro capite.
Frutta, verdura e pane fresco sono tra gli alimenti più sprecati, con una particolare incidenza nei periodi festivi e nei mesi estivi, quando le alte temperature accelerano il deterioramento degli alimenti. A questo si aggiunge il fenomeno del “consumo impulsivo”, che porta i consumatori a riempire i carrelli senza una pianificazione adeguata, contribuendo a un incremento del cibo inutilizzato.
Le conseguenze ambientali dello spreco
Oltre all’impatto sociale ed economico, lo spreco alimentare ha gravi ripercussioni ambientali. Gli alimenti scartati non solo rappresentano una perdita di risorse preziose, come acqua, suolo ed energia, ma la loro decomposizione produce gas serra dannosi per l’atmosfera.
Si stima che il cibo sprecato sia responsabile fino al 10% delle emissioni globali annue di gas serra, quasi cinque volte quelle generate dal settore dell’aviazione. Inoltre, lo smaltimento dei rifiuti alimentari comporta un aumento della pressione sulle discariche e sui sistemi di gestione dei rifiuti urbani, aggravando ulteriormente la crisi ambientale.
Spreco alimentare: chi ne è responsabile?
Mentre spesso si punta il dito contro la grande distribuzione e il settore della ristorazione, la realtà è che oltre la metà dello spreco alimentare avviene nelle nostre case. Ogni cittadino italiano spreca in media 35,5 kg di cibo all’anno, e la maggior parte di questo spreco potrebbe essere evitata con piccoli accorgimenti quotidiani.
Tra le cause principali dello spreco domestico troviamo:
- Errata pianificazione degli acquisti: comprare troppo cibo senza una lista ben definita.
- Conservazione inadeguata: cibi lasciati fuori dal frigorifero o conservati in modo errato.
- Interpretazione errata delle date di scadenza: la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” è spesso fraintesa, portando a buttare via alimenti ancora commestibili.
- Mancanza di consapevolezza: molti consumatori non percepiscono il vero impatto del loro comportamento sullo spreco.

Verso un futuro sostenibile: le possibili soluzioni
Il problema dello spreco alimentare è stato riconosciuto a livello globale, tanto da essere inserito tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’ONU, con l’obiettivo di dimezzarlo entro il 2030. Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga.
Per ridurre lo spreco alimentare sono necessarie azioni concrete a tutti i livelli:
- Educazione e sensibilizzazione: Campagne informative possono aiutare i consumatori a comprendere l’importanza di acquistare in modo consapevole e di conservare correttamente gli alimenti.
- Tecnologie e innovazione: Applicazioni per la gestione della dispensa, etichette intelligenti e packaging innovativi possono contribuire a ridurre lo spreco.
- Politiche e regolamenti: Legislazioni più flessibili sulle donazioni alimentari e incentivi per il recupero degli sprechi possono fare la differenza.
- Modelli di economia circolare: Aziende e supermercati possono collaborare con enti benefici per ridistribuire le eccedenze alimentari.
- Comportamenti responsabili: Piccoli gesti come fare la spesa con una lista, cucinare con avanzi, preferire prodotti con scadenza ravvicinata per evitarne il deterioramento nei punti vendita, possono generare un grande impatto.
Conclusione
Sprecare cibo non è più un’opzione sostenibile. Ogni grammo di cibo gettato rappresenta non solo una perdita economica, ma anche un costo ambientale e sociale inaccettabile.
Restituire valore al cibo significa ripensare il nostro rapporto con l’alimentazione, adottando scelte più consapevoli e responsabili. Dall’acquisto alla conservazione, fino alla cucina creativa per riutilizzare gli avanzi, ognuno di noi può fare la propria parte per ridurre gli sprechi. Perché in fondo, non sprecare è davvero il nocciolo della questione.